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Quel martedì mi svegliai con un mal di testa tremendo, maledicendo la sveglia con tutta la forza che potevo avere dopo le solite poche ore di sonno su di un materasso che mi ricordava molto il dorso di un alligatore: duro e pieno di protuberanze.
Non ero molto attivo di prima mattina.
Uscito sul pianerottolo sentii gemere la porta del piano di sotto, i vicini, una giovane coppia, si salutarono e lui prese a scendere le scale.
Mi bloccai.
Non avevo alcuna voglia di incontrarlo, di scambiare un “salve” di cortesia, inutile parola.
Non è che mi stesse antipatico, in effetti non ci avevo mai scambiato una parola, lo evitavo ogni giorno, come gli altri inquilini del palazzo, semplicemente non avevo nessuna intenzione di essere gentile, non sapevo perché avrei dovuto.
Come ogni mattina mi recai al lavoro, mi bastavano pochi passi e un paio di fermate di metro.
Quei pochi passi però mi disturbavano, infatti dovevo passare di fronte a un'edicola, gestita da un signore sui cinquanta dall'aria bonaria, che, come ogni mattina anche quel giorno mi lanciò uno squillante “buongiorno!”.
Inutile spreco di voce.
È notte fonda, tutto tace.
Il silenzio è l’unico suono che pervade la mia stanza, quasi una linea immaginaria fra pensiero e realtà.
Molte volte mi capita di stare sveglia fino a tardi la sera e, proprio grazie a questi momenti, riesco a percepire tutto ciò che mi circonda. È proprio ascoltando l’impercettibile, prestando attenzione al silenzio, che scopro quanto esso possa essere inquietante e rumoroso.
Di notte riesco a scandire diversi rumori, che qualche volta mi sembrano alterati, amplificati o semplicemente diversi. La goccia del lavello della cucina che cade provoca un suono cupo e monotono, che non cambia nel silenzio, ma adesso è solo più libero di farsi sentire.
Volto il viso e odo le lancette della sveglia, che fino a quel momento erano impercettibili. Il ticchettio che al primo istante sembra essere così lieve e degno di essere ignorato, man mano diventa sempre più fastidioso e persistente.
Il 5 Febbraio noi, gli studenti che hanno scelto di cominciare o continuare lo studio del francese, mentre i nostri compagni partecipavano alle solite lezioni, siamo andati a Casalmaggiore per assistere ad una rappresentazione teatrale della compagnia France Théâtre. Il tema principale era la storia del Cabaret durante il periodo dell'occupazione tedesca in Francia ma, malgrado la trattazione di un argomento serio, non è stata un'esperienza noiosa o difficile da seguire, come molti si sarebbero aspettati. Tra battute esilaranti, canzoni di forte lirismo e passaggi di crudo ritorno alla realtà drammatica della persecuzione nazista (sullo sfondo, ma ben presente nella sceneggiatura) la compagnia ha tenuto incollati tutti, e non solo per la bellezza di un francese "teatrale".
La Variante di Luneburg
Paolo Maurensig
Adelphi, 1997
Un noto imprenditore tedesco, Dieter Frisch, è stato trovato morto nella sua villa in Germania. Inizia qui, con un lungo flashback, la storia: Frisch sta tornando dal lavoro in treno e mentre gioca a scacchi con un collega, gli si fa incontro un giovane. Dopo qualche momento, questi inizia a raccontare la sua storia: amante degli scacchi, entra in una sorta di circolo dove incontra un certo Tabori, che accetta di fargli da maestro. Per molto il giovane rimane sotto la sua tutela. Misteriosamente un giorno Tabori scompare. Si rifarà vivo solo due anni dopo, quando decide di adottare il giovane e di raccontargli la sua storia: anche lui, da giovane, amava molto gli scacchi, ma, essendo ebreo, non poteva giocare a causa dei nazisti. Cresciuto nel pieno della seconda guerra mondiale, viene internato in un campo di concentramento. Un giorno viene convocato dal sovrintendente del campo, per giocare a scacchi contro di lui: le prime tre partite sono vinte dal sovrintendente (Tabori perde di proposito). Successivamente, tramite orrendi ricatti, il sovrintendente lo obbliga a giocare al massimo delle sue possibilità. In questo modo Tabori riesce a vincere tutte partite, tranne due: esse determinano l'esecuzione di 24 uomini nel campo.
Natalia Bonvicini di 4F ha recensito con questo testo breve, ma significativo, l'incontro del sopravvissuto ai campi di sterminio Boris Pahor con gli studenti di alcune scuole cremonesi. L'incontro, avvenuto il 26 gennaio scorso, fa parte del ciclo di incontri del progetto "Il futuro ha una memoria", a cui partecipa la classe 4F in rappresentanza del nostro liceo.
È molto semplice, la vita di domani dipende da voi-, questo è l’esordio dello sloveno Boris Pahor che il 26 Gennaio scorso ha incontrato gli studenti di Cremona nell’Aula Magna dell’Istituto ITIS TORRIANI. Molti dei presenti compiranno, nel mese di aprile, il Viaggio della Memoria, vedranno il campo di concentramento di Natzweiler Struthof dove lo stesso Pahor è stato prigioniero politico.
Intelligenza, la lucidità e humor travolgente… non ce lo saremmo certo aspettati da un centenario! Il superstite inizia specificando l’importanza di capire, innanzitutto, che quello che è successo non è stato solo un genocidio di Ebrei. Ricorda infatti, con un velo di tristezza, tutti gli zingari, i testimoni di Geova uccisi alla stregua dei Semiti, i disabili, gli omosessuali, i prigionieri politici.
-Mi accusano di essere antisemitista perché ricordo questa cosa-, continua Pahor sorridendo.
L’incontro va avanti. Non vuole parlare delle “solite” cose, ma, inevitabilmente giunge al racconto della loro situazione. Agghiacciante.
Questa composizione di Francesco Nocerino (5B) è stata premiata con una delle due borse di studio intitolate a "Riccardo Rinaldi", sul tema “Dall’Abuso sui minori alla violenza sulle donne: combattiamo il silenzio”
Coloro che trattano in modo specifico il tema dell'abuso su minori e della violenza sulle donne raggruppano questi due fenomeni sotto il nome di “violenza di genere”, in altre parole si intende quell'insieme di azioni e comportamenti all'interno di una relazione che porta ad un danno fisico, psicologico ed esistenziale della persona.
Per prima cosa mi sembra importante riassumere alcuni passaggi legislativi fatti nel nostro paese per tutelare ognuno da questi episodi spiacevoli.
Il percorso italiano sul tema della violenza su donne e bambini inizia nel 1975 quando diviene legge un nuovo “Diritto di Famiglia” che annullava l'art 144 (“Il marito è il capo della famiglia”) e anche la legittimità del marito di applicare mezzi di correzione e disciplina sui membri della famiglia. Inoltre nel 1981 veniva abolito il cosiddetto “delitto d'onore” ovvero l'assassinio della moglie infedele, che comportava grandi vantaggi giuridici al marito, come ad esempio una pena ridotta e il “matrimonio riparatore” che consentiva a chi avesse stuprato una donna di rimanere impunito se fosse riuscito a contrattare un matrimonio con la propria vittima.
Valentina Liarda, classe 5D, ci propone il lavoro con il quale ha vinto una delle due borse di studio intitolate a "Riccardo Rinaldi", sul tema “Dall’Abuso sui minori alla violenza sulle donne: combattiamo il silenzio”
Conobbi Clara quando ero al terzo anno di liceo, troppo piccola per comprendere i suoi maturi silenzi, troppo grande per capire i suoi discorsi infantili; nonostante avessimo la stessa età e mano a mano cominciavamo ad instaurare uno splendido rapporto di amicizia, un muro ci divideva: il Segreto, come lo chiamava lei, ciò che la faceva letteralmente andare fuori di testa quando danzava in un teatro, ciò che la faceva urlare e correre a destra e a manca, e quando qualcuno cercava di tenerla ferma, lei si dimenava come un animale selvatico: «No, mi prenderanno!» urlava ogni volta. Tutti erano spaventati dal suo modo di comportarsi in quelle situazioni, tant’è che a poco a poco smisero di farla danzare a teatro, cominciarono ad escluderla tutti, dai compagni di classe al suo gruppo di amici. È così che io mi avvicinai a lei, in un certo senso ho un’affinità con le persone emarginate, e con lei trovai davvero un’amica, una confidente, una sorella. I lunghi capelli biondi erano sempre una rassicurazione per me, ogni volta che ero triste lei c’era, pronta a consolarmi anche con un semplice sorriso. Le mie erano paranoie da sedicenne, e questo cominciai a capirlo solo quando iniziai a parlare dei miei cuori spezzati a Clara, perché ogni volta lei mi sorrideva, guardandomi con quegli occhi verdi: «Vedrai che tutto passa» mi diceva; e lì per lì non capivo, così come non comprendevo il fatto che lei non avesse mai nulla da raccontarmi, mai nulla di cui piangere, mai nulla di cui lamentarsi. Era sempre sorridente, ed un po’ la invidiavo, con quell’invidia senza senso di chi non sa, e di chi non può capire; e nemmeno quel giorno capii, quando trovai la lettera nella cassetta della posta, indirizzata proprio a me.“Cara Anna, scusami per la fretta con cui ti sto scrivendo, e spero tu riesca a decifrare tutto quello che c’è su questo pezzo di carta.
A cura di Matilde Passamonti (classe 4B) e Chiara Ventura (classe 5B)
Impareggiabile e preziosa è stata per gli studenti del Liceo Scientifico Aselli la visita che l’ingegnere Vittorio Parma – capo del dipartimento di Tecnologie degli acceleratori del CERN di Ginevra – ha riservato alla mostra di chimica “Alchimix dopo l’anno della chimica… la chimica negli anni.” allestita da alcune classi del liceo stesso, con l’intento di far conoscere la chimica nei fenomeni e nelle azioni più comuni della vita quotidiana, dalle origini preistoriche fino alla società contemporanea.
L’ingegnere Parma - cremonese di nascita ed ex studente del liceo Aselli - si trovava ieri in città nel ruolo di relatore sul tema: “ Il CERN: acceleratore di nuove applicazioni energetiche” che si inserisce nel ciclo di conferenze "Vivere con Energia" organizzato dall’associazione culturale "gli ex dell’Aselli".